Spettacolo
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Carmina Nuptialia
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DescrizioneTesto e progetto a cura di Enrico Marocchini
Roberto Herlitzka voce recitante Ready Made Ensemble Ars Ludi Enrico Marocchini direttore
*prima esecuzione assoluta
Il melologo che vi presentiamo è tratto dai Carmina di Gaio Valerio Catullo. Il testo si struttura intorno ad una poesia (il carme LXI) che è un “canto di nozze” dedicato da Catullo ad una coppia di amici. Esso costruisce il legame che unisce le letture, oltre ad avere una funzione teatrale e di ambientazione psicologica, in cui al clima gioioso della festa si contrappone il dialogo di Catullo con se stesso e con altri protagonisti, in cui i temi più significativi della sua poesia trovano espressione. Lo spettacolo si muove quindi su un doppio registro: da un lato il “canto” affidato al coro, che avvolge l’insieme in un continuum musicale, dall’altro la voce recitante che interpreta poesie che seguono una traccia intima, ma anche di ironica riflessione sui costumi, con toni a volte di aspra critica. Si è cercato di creare con questo concerto un percorso che si sviluppa nella temporalità, articolando la musicalità evocativa della lingua latina, affidata alla voce recitante, con il quartetto vocale e i suoni affascinanti delle percussioni integrate dagli ottoni, per ricreare un omaggio antico e nello stesso tempo estremamente attuale, come lo sono le dimensioni poetiche ed esistenziali delle poesie di Catullo, che spaziano da un eros delicato e provocatorio, ad un commento disincantato e feroce sulla realtà politica del suo tempo. Nel primo quadro, composto da Fausto Sebastiani, vengono recitate tre poesie di grande intensità amorosa verso Lesbia, infinita passione di Catullo. Nelle prime due è narrata la celebrazione gioiosa e luminosa dell’amore ricambiato, la terza descrive lo stato di prostrazione dolorosa derivata dall’abbandono e la sua immensa sofferenza. Nel secondo quadro, di cui sono l’autore, le poesie toccano diversi argomenti. La prima racconta di un incontro con un suo amico al Foro, dove gli viene presentata la sua nuova amante, il tutto con commenti oziosi, scherzosi, ironici e cinici, in un gioco salottiero di rimandi provocatori. La seconda e la terza rappresentano una denuncia nei confronti del comportamento di Giulio Cesare e di Mamurra – comandante del Genio nell’esercito con cui Giulio Cesare invade e sottomette le Gallie – per la loro avidità nell’accumulare ricchezze e per la loro corruzione politica. Qui l’invettiva è una maschera per una profonda critica politica sull’uso del potere a fini esclusivamente personali che ci fa comprendere come gran parte del Senato e della società romana fosse ostile alla spietata e disinvolta politica di Giulio Cesare. Questo quadro così diverso dal primo – come sarà poi nei successivi – presuppone un dialogo con altre persone, come avviene in una festa. Anche nel terzo quadro, affidato a Matteo D’Amico, le poesie sono di argomenti vari. La prima è un’invocazione per un incontro amoroso con una sua amante-amica, il tutto descritto con gioia ed esuberanza giovanile. É esplicitata nella seconda una scena di gelosia nel vedere Lesbia in gaudente compagnia maschile, e qui ribolle l’invettiva di Catullo, ormai escluso e abbandonato. A questa si contrappone nella seguente il suo amore verso un giovane, nella disinvolta visione di una bisessualità allora apertamente diffusa e mostrata nella società romana. Ciò si evince anche nell’ultima che rappresenta un monito a un suo amico per evitare che questi insidi il suo ragazzo. Il quarto quadro, di cui è autore Giovanni Guaccero, è tutto dedicato alla nostalgia dei ricordi, alla sua grande passione per Lesbia. Sono descritte immagini del suo stato emotivo nel rivivere la sensazione della felicità perduta, con triste e consapevole disincanto. L’ultima poi è una toccante supplica agli dei affinché lo aiutino a dimenticare e superare il dolore. L’ultimo quadro, di Stefano Cucci, si apre con il ricordo della bellezza e del fascino di Lesbia che confronta con un’altra donna evidentemente molto ammirata nell’ambiente. Segue una riflessione compiaciuta e ironica sull’amata, e poi il famoso aforisma “Odio e amo”. Nelle ultime Catullo celebra infine il “ritorno” di Lesbia e dell’amore. La felicità viene descritta con delicatezza e intensità estreme. É narrata la forza di un totale abbandono e la felice chiusura di un cerchio di grandi e variegate emozioni amorose. Enrico Marocchini
Questo lavoro è basato sullo studio su Catullo del Prof. Alessandro Fo. Le traduzioni delle poesie qui riprodotte sono tratte dal volume Gaio Valerio Catullo, Le Poesie, a cura di Alessandro Fo, Torino, Einaudi, 2018. Si ringraziano il Prof. Fo e la casa editrice Einaudi per la gentile concessione. In collaborazione con Fondazione Roma Tre Teatro Palladium
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