Sonar Trio
lunedì 14 dicembre > ore 21
in diretta sul canale youtube di Nuova Consonanza
Sonar Trio
|
 |
Sonar Trio
Marco Delisi flauto, Fernando De Cesario clarinetto, Vanessa Sotgiu pianoforte
con la partecipazione di Roberto D’Urbano° clarinetto basso
Mehdi Khayami (1980) |
Sorriso del dubbio** (2017) per flauto, clarinetto, pianoforte |
|
|
Niccolò Castiglioni (1932-1996) |
Gymel (1960) per flauto e pianoforte |
|
|
Roberto Vetrano (1982) |
AcusticA* (2020) per trio |
|
|
Daniele Carnini (1974) |
Îles intérimaires* (2020) per flauto e clarinetto° |
|
|
Francesco Filidei (1973) |
Texture (1995) per trio |
|
|
Ennio Morricone (1928-2020) |
Ipotesi (1995/96) per clarinetto e pianoforte |
|
|
Admir Shkurtaj (1969) |
Lacrime d´acciaio* (2020) per trio |
|
|
*prima esecuzione assoluta **prima esecuzione italiana
Questa non è una presentazione.
Da recenti ricerche emerge come il settore della comunicazione sia in forte crescita nel nostro paese e che rappresenti una concreta e reale opportunità lavorativa. Sì, ma che caratteristiche devono avere queste figure professionali? Gli addetti alla comunicazione possiedono competenze spesso molto trasversali e che attraverso un “oggetto” (un’immagine, un post, un jingle) devono far arrivare più informazioni possibili, e coinvolgere con più efficacia possibile un determinato pubblico.
Con il passare del tempo, anche io intuisco sempre con più esattezza il significato del termine “comunicazione” perché, per i più, è semplicemente una parola abbinata al settore marketing ed a quello pubblicitario. Così “comunicazione” diventa un termine tanto delicato quanto inflazionato, che può assumere delle connotazioni subdole nella mentalità comune. L’addetto alla comunicazione viene sempre più visto come “l’incaricato alla sovraesposizione di qualcosa per nascondere qualcos’altro di sconveniente”. Il suo lavoro il più delle volte si concretizza nel produrre, anzitutto, un’impressione, una sensazione, un’emozione che coinvolga l’ascoltatore ancora prima del significato delle parole usate, della grammatica della frase o della struttura del periodo impiegato. Lui sa che il significato è oltre ciò che si può leggere.
Che c’entra questo con la musica di questa sera?
Forse nulla. Pensavo solo che gli ultimi anni in molto hanno forse banalizzato una ricerca musicale che non siamo ben riusciti a introiettare e accettare fino in fondo, soprattutto sul piano culturale. Parlo dell’importanza di valorizzare tutto ciò che non si esaurisce nei confini fisici della partitura – come di tutto ciò che è al di sopra della stretta grafia della parola dell’addetto alla comunicazione –, fatto di inflessioni, microintonazioni, timbri, di suono e di silenzio, di colore, di gestualità. Per la musica occidentale tale discorso risulta tanto naturale quanto complesso da comunicare: infatti sembrerà banale dire che la musica è anzitutto suono, ma è anche vero che la scrittura – già da sé – ne delimita la fattura, la forma e, a volte, tutte le qualità necessarie all’interpretazione. E sono i compositori i primi a essere coscienti di tali possibilità che, il più delle volte, sono costretti a ricercare, condensare e affidare alla sola scrittura musicale. Partitura come limite e come grande possibilità, allo stesso tempo.
Lo sa bene Morricone che, in Ipotesi, ci consegna un andamento melodico tenace, continuo, che mai esaurisce completamente il suo significato e ci congeda con una sintassi irrisolta – e magnificamente irrisolvibile – nel bivio, forse insuperabile, tra ciò che la cultura ci tramanda e ciò che l’esperienza ci suggerisce. Lo scorgiamo nei gesti sonori, rarefatti e vibranti – quasi materici –, di Gymel di Castiglioni. Gesti sonori che vanno oltre le note stesse concepibili come entità astratte; fuori dal tempo e dallo spazio; fuori dal soggetto. La musica del presente ha accolto in sé grammatiche e suggestioni culturali differenti, trasversali, come nel dialogo – contrastivo e familiare – di Sorriso del dubbio di Khayami, dove musica classica persiana e musica contemporanea europea – solo attraverso il suono – possono interagire in un unico luogo, in un unico spazio scenico che le rende protagoniste oltre le proprie grammatiche, oltre ciò che poteva delinearne a priori l’azione e il significato. E il significato della musica va anche oltre la stessa drammaturgia interna che possiamo rintracciare nelle composizioni in prima assoluta di Carnini e Shkurtaj, che sempre nel suono completano il loro progetto comunicativo.
Praticamente, tutti i lavori che ascolterete questa sera cercano e trovano un modo per andare oltre le possibilità della scrittura stessa.
Con il passare del tempo, accetto quindi che l’unica vera dimensione del progetto comunicativo della musica contemporanea sia nella presenza, e nel suono; spesso nel processo. Nella presenza la scrittura trova un contatto autentico e non mediato con l’ascoltatore, e passa attraverso la presenza necessaria dei musicisti che interpretano gesti sonori intuiti e codificati dal compositore.
Nell’esperienza e nell’incontro anche il settore della comunicazione trova il suo senso. E crea un valore.
Sembrerà una sterile provocazione, ma per me è stato bello seguire questo pensiero che vede il mestiere del compositore così affine a uno dei più richiesti, oggi, sul mercato. Eppure c’è ancora qualcosa che manca per restituire senso, e posto, alla composizione contemporanea nella nostra società.
Sì, perché oggi mancano gli spazi e mancano principalmente le occasioni per l’incontro. Per questo motivo mi reputo fortunato ogni volta che posso godermi, ancora, di un concerto dal vivo…nel suono. Dove riesco a ritrovare il senso di uno dei lavori meno richiesti e considerati dal mercato di oggi. Dove si crea un valore, non solo economico.
Ludovico Peroni
**Sorriso del dubbio – prima esecuzione italiana
Il brano è stato scritto per il Sonar Trio e per ACIMC Contemporary Music Festival, Paris 2018, su commissione dell’Association des Compositeurs Iraniens de la Musique Contemporaine (ACIMC) di Parigi e con il supporto della Ernst von Siemens Music Foundation. La composizione ha un carattere instabile e incerto ma allo stesso tempo calmo e si distanzia da un carattere violento. La musica inizia attenuando il contrasto, un contrasto che all’inizio non è quasi identificabile, forse perché più vicino a una somiglianza che a un conflitto. Ma man mano che il pezzo va avanti questa opposizione si percepisce sempre più. Questo contrasto o similarità iniziale apparente, nasce dalla vicinanza e dalla lontananza tra la musica classica persiana e la musica contemporanea europea.
Mehdi Khayami
*AcusticA – prima esecuzione assoluta
AcusticA fa parte di un ciclo di brani in corso di scrittura che fanno riferimento ad alcune opere di Gastone Novelli. Il titolo, infatti, rimanda ad una serie di disegni in cui l’artista si interroga e indaga graficamente l’evento sonoro.
Il brano si presenta come un’esplorazione del suono, dove la scarnificazione estrema del timbro si spinge al limite del rumore: l’utilizzo di oggetti sonori, la preparazione del pianoforte e l’utilizzo di tecniche estese, contribuiscono alla quasi non riconoscibilità degli strumenti stessi, cercando di ingannare così la percezione dell’ascoltatore portandolo al confine illusorio tra suono acustico e non-acustico.
Roberto Vetrano
*Îles intérimaires – prima esecuzione assoluta
Il brano desidera figurare, metaforicamente, il progressivo arricchimento (ma al contempo l’incompletezza) dell’esperienza umana nel tempo: in una parola, la provvisorietà della conoscenza. Conoscenza stimolata dal dialogo, dalla vicinanza e dalla somiglianza – che però nascondono sempre una impossibilità di una completa adesione – di due strumenti; di due tecniche; di due, se vogliamo, personaggi.
Daniele Carnini
*Lacrime d’acciaio – prima esecuzione assoluta
Acqua
L’oscillazione dell’acqua sull’acciaio
Dita sulle corde del violino
Lungo il suono del pianoforte
Da corde d’acciaio strofinate
Canto lamentoso delle lamine
Dal vibrare della propria anima saggia
Di sensibile carne
Striduli sofferti
Melodia di lacrime d’acciaio
Cadenti lungo il corpo
Dalle interiora
Admir Shkurtaj