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15/12/2021
21:00
Mattatoio - La Pelanda

Roma Tre Orchestra

Descrizione

 

Igor Stravinsky (1882-1971) Tre pezzi (1914) per quartetto d’archi
  1. Danza
  2. Stravagante
  3. Cantico
   
  Doppio canone (1959) per quartetto d’archi
   
Alfred Schnittke (1934-1998) Canon in memoriam Igor Stravinsky (1971) per quartetto d’archi
   
Fabrizio Nastari (1990)  Protocollo* (2021) per ensemble
   
Paolo Fradiani (1984) The Rite Without Spring - Music for environmental sustainability* (2021)
  per orchestra da camera
   
Igor Stravinsky Concerto in mi bemolle maggiore (Dumbarton Oaks) (1938)
  per orchestra da camera
  1. Tempo giusto
  2. Allegretto
  3. Con moto
   

 

Roma Tre Orchestra
Benedetto Montebello direttore

 

*prima esecuzione assoluta

in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo- Il Mattatoio di Roma

 

Una serie di rimandi, di legami, ora di contenuti emotivi, ora di solo organico strumentale, tengono unito questo programma intorno alla figura di Stravinsky e alle nuove creatività. L’omaggio al compositore russo, che attraversa la programmazione dell’intero Festival, si sofferma sul suo repertorio da camera, proponendo tre brani particolarmente significativi: il Concerto in mi bemolle maggiore (Dumbarton Oaks), il Doppio canone per quartetto d’archi e i Tre pezzi per quartetto d’archi. Dislocati in momenti diversi della sua produzione, questi sono rappresentativi delle trasformazioni e di diverse tappe dello stile compositivo e della parabola artistica di Stravinsky. Composti nel 1914, all’indomani della prorompente entrata in scena del Sacre, i tre pezzi per quartetto d’archi costituiscono un momento importante della parabola artistica di Stravinsky. È in questo periodo che il compositore di dedica a diversi lavori da camera, nei quali è evidente la tensione verso una ricerca orientata a vari aspetti della scrittura musicale. Nei Tre pezzi per quartetto d’archi emerge con evidenza un’approfondita ricerca timbrica nei singoli strumenti impiegati, che tuttavia sceglie di non perseguire l’impasto sonoro e il dialogo tra le diverse voci. A ben vedere, è la scelta stessa del titolo – con la rinuncia al termine “quartetto”, sostituito dal più generico e freddo “pezzo” – a esprimere un preciso atteggiamento stilistico: quello di segnare una rottura rispetto a una precisa tradizione musicale. Generalmente attribuito al periodo neoclassico, il Concerto in mi bemolle maggiore è detto Dumbarton Oaks dal nome della tenuta nel distretto americano di Columbia nella quale fu commissionato ed eseguito l'8 maggio 1938. Come spiegato dallo stesso Stravinsky, la composizione del Concerto segue da vicino il modello bachiano e in particolare il terzo dei Concerti brandeburghesi. I materiali derivanti dalle pagine di Bach sono riutilizzati in modo personale e combinati con richiami ritmici e affioramenti stilistici della propria produzione. Espressione di un ulteriore volto di Stravinsky, il Doppio canone composto nel 1959 fa uso della serie dodecafonica. Si tratta di una brevissima composizione dedicata alla memoria del pittore Raoul Dufy della durata di poco più di un minuto, caratterizzata da una scrittura molto rigorosa. La costruzione del brano si serve di diverse possibilità combinatorie, presentando canoni per moto retto, retrogrado, contrario, retrogrado contrario a partire dalla serie di partenza.

Accanto alle composizioni citate, saranno eseguiti altri lavori legati a vario titolo alla memoria di Stravinsky. Il Canone dedicato alla memoria di Stravinsky fu composto da Alfred Schnittke nel 1971, anno della morte del compositore russo. […] Le due prime esecuzioni assolute in programma sono entrambe collegate alla dimensione rituale così ben rappresentata in uno dei lavori più noti del Novecento musicale, Le Sacre du printemps di Igor Stravinsky. Nel caso di Paolo Fradiani, la connessione con il lavoro di Stravinsky è esplicita sin dal titolo e si combina con una riflessione sul rapporto tra uomo e natura nell’epoca dell’emergenza climatica. In Protocollo di Fabrizio Nastari il rito, letto specialmente nel suo aspetto di condivisione, si relaziona con la pratica della composizione contemporanea, suscitando una serie di interrogativi legati al mestiere del comporre.

 

*The Rite Without Spring - Music for environmental sustainability – prima esecuzione assoluta
Il brano prende in parte il nome dalla Sagra della primavera di Igor Stravinsky e vuole essere sia un omaggio musicale al compositore russo, di cui quest’anno ricorrono i 50 anni dalla morte, e sia un invito alla riflessione sull’emergenza climatica e ambientale in atto i cui effetti negativi vanno intensificandosi anno dopo anno. Lo scopo di quest’opera è dunque quello di supportare una rapida transizione ecologica al fine di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici ed equilibrare le attività umane con l’ambiente circostante.

Paolo Fradiani

*Protocollo – prima esecuzione assoluta
La pratica della composizione può essere talvolta considerata un rito, così come lo svolgersi di un concerto, con una propria retorica, seguendo un protocollo di regole non scritte che si condividono anche durante le prove fra musicisti, direttore e compositore. Partendo dal pensiero del filosofo Byung-Chul Han, il rito può avere il potere di porre fine, anche se momentaneamente, al narcisismo egoistico a cui le dinamiche della società moderna ci forzano. Nel rito si è parte di un collettivo, il quale condivide certi simbolismi volti alla ricerca di un equilibrio emotivo. Questa composizione vuole essere una riflessione sull’uso del simbolismo e sulla ritualità della musica contemporanea. Cerchiamo ancora, come comunità, una condivisione simbolica ed emotiva, o sappiamo solo ricevere e leggere informazioni?

Fabrizio Nastari

 

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Informazioni

Mattatoio – La Pelanda
piazza Orazio Giustiniani, 8


Biglietto
intero € 12
ridotto € 8

Abbonamenti al Festival
sostenitore € 200
intero € 90
ridotto € 65
speciale € 30
E' possibile acquistare l'abbonamento direttamente al botteghino